mercoledì 19 novembre 2014

Terracotta indiana. Prima parte: il bicchiere del tè

La produzione della terracotta nella terra dell'India ha sempre svolto un ruolo molto importante ed è per questo che dedicherò più di un post a questo argomento.
Spero che i nascenti movimenti ecologisti che intendono salvare questa bellissima terra dalla plastica, possano avere un potente impatto per riportare in auge l'uso dei bicchieri di terracotta per le bevande che si consumano in strada.

Nella vita quotidiana di ogni indiano il tè svolge un ruolo importante.

E' per questo che si beve tè ad ogni angolo di strada, nelle stazioni dei bus, nelle stazioni ferroviarie.

Durante i miei viaggi era sempre un sollievo al mattino, al risveglio, dopo una notte trascorsa dormendo come meglio si poteva nella cuccetta di un vagone delle ferrovie indiane o seduta su un "video coach" con sedili reclinabili ma certamente scomodi da passarci sopra la notte, mentre uno schermo piazzato subito dopo la cabina del guidatore proiettava gli interminabili film bollywoodiani.

Il venditore di "chai" questo è il nome del tè in lingua indi, saliva sul vagone, si faceva largo lungo i corridoi stipatissimi di persone che non avevano trovato un posto a sedere negli scompartimenti e avevano passato la notte peggio di me.

Un grande bollitore di alluminio in una mano e un secchio pieno di bicchieri di terracotta nell'altra mano.
Con maestrìa versava il tè nel bicchiere. Tè fumante, al latte, profumato di spezie e, per me, troppo dolce, ma pazienza! Il bicchiere ci veniva sempre offerto con occhi scintillanti, con un sorriso, ringraziavo di vero cuore e facevo scivolare nelle callose mani le rupie.

Se non aveva il resto, con grandi cenni, cercava di far capire a noi stranieri che sarebbe tornati indietro alla fine della vendita con le monete mancanti e, a volte, le monete passavano di mano in mano tra i viaggiatori seduti a terra per giungere nelle mani del destinatario finale.



All'inizio degli anni novanta, questi infaticabili e pazienti venditori di tè usavano ancora i bicchieri di terracotta, igienici ed ecologici. Infatti, dopo aver sorseggiato il chai, potevano essere gettati dal finestrino e restituiti alla terra che li aveva prodotti.
Ci sforzavamo di gettarli in modo che si rompessero perché a nessuno, proprio a nessuno, potesse venire in mente di riciclarli.

La bevanda assumeva un gradevole sapore tutto suo se bevuta da questi bicchieri ora, purtroppo, sostituiti da bicchieri di plastica.
Li si poteva tenere tra le mani senza scottarsi, ogni bicchiere era stato modellato singolarmente da un esperto membro della famiglia appartenente alla casta dei lavoratori della terracotta.

Sono certa che i venditori ambulanti di tè, chai wallah, non hanno accolto con gioia l'introduzione della plastica ma si sono semplicemente adattati a ciò che è stato imposto dai voraci produttori e speculatori che hanno cercato di cancellare dalla nazione la millenaria tradizione della produzione di terracotta.



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