GEORGE - PRIMA PARTE
Oggi voglio parlare del mio amico George Carter, anche lui personaggio di spicco, della mia vita in India. Qualcuno che ha dato il suo grande contributo per compiere "il salto"!
Americano di Boston lo incontrai alla stazione ferroviaria di Jhansi dove fui spedita a prelevarlo, per condurlo a Khajuraho con il nostro taxi, da quello che allora era mio marito.
Andai con mio figlio e, quando lo vidi spuntare tra tutte le persone in arrivo con lo Shatabdi Express proveniente da Delhi, lo riconobbi subito.
Infatti le istruzioni erano: uomo alto, di colore, ovvero un nero americano. George era simpaticissimo e, abituato per la sua professione a esibirsi su un palcoscenico, sembrava che stesse sempre recitando una parte.
E, di certo, con il suo modo di fare lasciava la gente simpaticamente divertita, perplessa o preoccupata a seconda delle capacità personali di interpretare le sue espressioni da uomo di teatro
Si fermò a Khajuraho per molti giorni ed è per questo motivo che riuscimmo a diventare amici. Mangiava spesso nel mio ristorante con grandi elogi alla mia cucina, alla mia capacità organizzativa ma, al tempo stesso, non mancavano critiche e suggerimenti di cui io facevo tesoro.
George era un viaggiatore solitario in tutta la terra d'Oriente ed era già fuori dall'America da circa un anno.
Alloggiava spesso in alberghi o pensioni economici per ovvie ragioni, però, di tanto In tanto, si concedeva un paio di giorni in un hotel di lusso per ripulirsi, diceva lui, immergersi in una vasca da bagno piena di schiuma e godere qualche piccolo comfort di cui, quando si viaggia in Oriente a lungo, si sente un pazzesco bisogno.
A Khajuraho prese alloggio presso l'hotel Surya per diversi giorni e, prima di ripartire, se ne andò all'Holiday Inn e invitò me e mio figlio per un tè a bordo piscina, comprensivo di bagno per il quale chiese un permesso speciale poiché noi non eravamo ospiti dell'hotel.
Fu una pausa pomeridiana di relax per me e divertimento per mio figlio Aditya.
Naturalmente si permetteva di essere molto esigente negli hotel dove pagava almeno 8 volte la cifra che aveva sborsato al Surya e negli altri hotel a due stelle.
Quando non era soddisfatto di quello che riceveva in cambio del lauto ammontare richiesto dall'hotel, faceva le sue rimostranze teatrali.
Questo lo fece anche all' Holiday Inn. Chiamò il manager responsabile e, con il suo modo di fare divertente e sarcastico al tempo stesso, gli chiese:
"Questo è l'Holiday Inn, vero?"
"Si, signore"
"È un hotel 5 stelle?"
"SÌ"
" il vostro servizio è scadente" e ne illustrò i motivi per poi, concludere con la fatidica frase:
"who gave you the stars?"
il seguito alla prossima puntata.
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