giovedì 2 ottobre 2014

La mia vita in India

IO E L'INDIA: APPUNTI DI VITA VISSUTA 

Dedico questa sezione del blog a mio figlio Aditya Takshak, a tutti coloro che in India mi hanno dato amicizia e supporto, in particolare al mio amico Govinda Soni di Khajuraho che non è più tra noi.


VIAGGIARE
Quante volte in questi anni trascorsi ho pensato che avrei dovuto scrivere per raccontare la mia vita in India!
Il tempo e la concentrazione necessari per realizzare questa intenzione erano sempre troppo scarsi.
Anche ora non saprei proprio come iniziare. Oppure, sì, certo, il mio "desiderio" potrebbe essere il giusto inizio.

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Un giorno, tanti anni fa, viaggiavo per la prima volta in India e procedevo da Udaipur in direzione Agra…
Jaipur , stazione degli autobus. Una sosta di breve durata, forse un’ora: un’ondata di desiderio mi ha investita, una memoria di appartenenza. La capitale del Rajasthan dove avrei vissuto e abitato per due anni ben quattordici anni dopo.

Tornerò, pensai, voglio andare a fondo di questa sensazione.

E poi via, di nuovo su un altro autobus, attraverso strade accidentate, tra scossoni e polvere Agra, Varanasi e, infine, Khajuraho.

Khajuraho, con i suoi templi con sculture tantriche, dopo tanto vagare, nel 1982, mi apparve come un’oasi di silenzio.
Le strade pulite, pochi semplici negozietti. Non una città, ma, finalmente, un villaggio dove il tempo scorreva più lento che altrove.





L’area archeologica, i maestosi templi, era circondata dal verde e dal silenzio quasi a sottolineare l’importanza del luogo.

Si stava bene a Khajuraho, sentii che potevo  fermarmi a riposare per ritemprarmi prima di rientrare a Roma. Quei pochi giorni mi permisero di sentire che il luogo era familiare, mi trovavo a mio agio. Molti anni dopo vissi lì uno dei periodi più intensi, felici e faticosi della mia vita.

Ero ormai giunta al termine del mio primo viaggio in India. 

Mentre l’aereo si sollevava mostrandoci le miriadi di tetti di New Delhi, promettevo a me stessa “tornerò”. 

L’inverno romano, subito dopo il viaggio, fu difficile. I colori e i profumi dell’India continuavano ad essere forti e vividi nella mia mente. Il desiderio di tornare era sempre lì, forte e costante.

Tornare, sì.  Andare a fondo, esplorare quel desiderio che mi dava nuove strane sensazioni: essere inghiottita da tutte quelle folle in movimento, quegli odori penetranti, quella vita lenta e frenetica al tempo stesso.

Svariati brevi viaggi mi riportarono in India e, nel frattempo,  preparavo speranzosa quello che sarebbe stato il “mio lungo viaggio”.

Dopo alcuni anni di paziente preparazione, fui in grado di lasciare il lavoro e partire.
Era il 12 dicembre 1990: avevo davanti a me un lungo periodo di permanenza, un anno, per l’esattezza.
Almeno questi erano i piani.

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